Negli ultimi anni l’opinione pubblica si è sempre interessata di un tema estremamente divisivo: l’immigrazione irregolare.
Si sente parlare dell’immigrazione come un’emergenza che richiede soluzioni drastiche, dal blocco navale alle multe alle ONG, dalla voce grossa con l’UE ai campi di concentramento in Libia; ma siamo sicuri si tratti di un’emergenza?
Guardando i dati è vero che nel 2023 il numero di entrate irregolari è aumentato vertiginosamente, siamo infatti passati dai 43 e 68 mila del 2021 e 2022, ai 129.000 del 2023; gli ultimi anni in cui si sono registrati questi picchi sono stati tra il 2013 e il 2017.
È altrettanto vero che l’Italia non è neanche lontanamente il Paese con più immigrati irregolari: infatti, Ungheria e Germania ci superano di svariate decine di migliaia.
L’Italia si è trovata a dover gestire dei flussi migratori inaspettatamente ampi, non si sanno esattamente i motivi precisi, ma possiamo ipotizzare che abbiano influito la situazione di instabilità politica nell’Africa Occidentale ed i cataclismi climatici in Libia e Marocco.
Ciò ha spinto il governo Meloni e l’UE a cercare un accordo con la Tunisia, la quale si dovrebbe impegnare a trattenere i migranti, come già fatto il Libia. Si teme però che questo accordo possa portare alla formazione di nuovi campi di detenzione inumani, dove appunto i migranti vengono ancora oggi torturati, imprigionati e lasciati a morire di stenti.
Ma è davvero la soluzione ideale bloccare l’arrivo di immigrati?
La crisi migratoria nasce dalla mancanza di volontà di investire in questo ambito. Si è sempre agito con mezzi emergenziali e mai sistemici, non si è mai svolta una riforma di quello che è il sistema d’accoglienza che, come è organizzato al momento, non solo è inefficiente, ma anche pericoloso, perché favorisce la nascita di campi clandestini e la ghettizzazione.
Il sistema d’accoglienza dovrebbe avere il compito di distinguere i migranti aventi diritto all’accoglienza da quelli irregolari, integrare gli aventi diritto e rimpatriare gli illegali; così però non avviene.
Sono tre i principali organi che si occupano di immigrazione:
- Prima accoglienza: quando i migranti arrivano in Italia, vengono accolti in centri di prima accoglienza, noti come hotspot. Vengono registrati, identificati e sottoposti a controlli medici di base. L’obiettivo è quello di determinare se un individuo ha diritto a richiedere asilo o protezione internazionale; spesso però i migranti vengono lasciati mesi ad attendere in questi centri, che diventano per forza di cose delle carceri.
- Centri d’accoglienza: se la richiesta di asilo è considerata ammissibile, si viene spostati nei centri di accoglienza (o SPRAR). Questi centri forniscono alloggio, sistemi di integrazione e assistenza sociale ma spesso non portano agli effetti desiderati; essendo affidati a privati, non vi è mai la certezza che l’integrazione e i servizi siano svolti al meglio.
- Infine, ci sono i CPR (centri rimpatri), dove i migranti sono rinchiusi pronti per essere rimpatriati, cosa che spesso non avviene.
La conseguenza di un sistema così fallace è quella che molti denunciano, ovvero un aumento del degrado e della criminalità. Questo perché molti di questi migranti vengono abbandonati a loro stessi, senza istruzione, documenti e conoscenza della lingua, che li porta a fare l’unica cosa possibile: delinquere, oppure diventare schiavi nelle mani del caporalato.
Quindi i migranti hanno sicuramente degli effetti negativi sul tessuto sociale, ma vi sono effettivamente dei benefici? Ovviamente la risposta è sì: in Italia abbiamo un calo vertiginoso di lavoratori, in particolare c’è carenza di forza lavoro giovane e mentre gli immigrati irregolari possono comunque svolgere lavori a basso valore aggiunto, come manovale o nella ristorazione, questo non vale per le professioni più complesse.
Abbiamo in Italia una grossa carenza di laureati in materie STEM e di lavoratori specializzati in manifattura. Se l’Italia riuscisse a diventare una meta per l’immigrazione non più irregolare, ma regolare e di qualità, per esempio attraverso l’apertura di nuovi canali d’immigrazione legale, l’Italia non solo risolverebbe il problema della mancanza di personale, ma potrebbe anche diminuire la pressione dei migranti irregolari poiché, seppur in minima parte, alcuni dei migranti arrivati illegalmente possiedono titoli e competenze di alto livello.
In conclusione, l’immigrazione è un tema molto complesso e difficile da trattare viste le varie sensibilità. È vero che è un fenomeno che può causare disagi nel tessuto sociale, ma è altrettanto vero che questi possono essere limitati con la volontà di apportare una riforma strutturale che permetta ai migranti di ricevere degli strumenti per riscattarsi, senza dover ricorrere a lager in Paesi terzi o a reclusioni in suolo nostrano.