Merito e salute mentale: un equilibrio tutto da trovare

Su questa pagina abbiamo spesso discusso sia di merito e meritocrazia sia di salute mentale e di benessere della persona. Negli ultimi mesi, molto spesso questi due concetti sono stati messi in contrapposizione, in particolar modo dopo i suicidi e i tentativi di suicidio avutosi tra i più giovani che non si sono sentiti all’altezza delle richieste della società e delle famiglie.

Questo articolo non intende trovare una soluzione su come conciliare un concetto sacrosanto come il merito con una tutela, altrettanto sacrosanta, del benessere psico-fisico della persona e in particolar modo dei più giovani. Tale articolo, invece, ha l’obiettivo di portare nel dibattito questo tema e aprire una discussione in merito.

Partiamo dal merito: il merito è un concetto portato avanti nel XX secolo in Europa e nel mondo, molto meno in Italia, dai partiti progressisti moderati e riformisti che l’hanno visto come il mezzo attraverso il quale attivare quell’ascensore sociale che avrebbe consentito alle classi sociali meno agiate di farsi strada nella società contemporanea e di poter emancipare la propria situazione di vita. La meritocrazia, vista in una prospettiva storica, è stata anche alla base delle prime rivendicazioni del liberalismo classico e delle nascenti classe medie per lottare a favore dell’abolizione dei privilegi conferiti alla nascita e la libertà di accedere alle posizioni di rilievo nell’amministrazione statale.

Tuttavia, negli ultimi anni i concetti di merito e meritocrazia hanno subito un forte attacco; molto importante, in tale prospettiva, è il saggio “La tirannia del merito” di Sandel in cui il filosofo americano effettua una critica a tutte le politiche del Partito Democratico americano e ai partiti riformisti europei che vedono nel merito la chiave per consentire quella società dell’uguaglianza di opportunità che rappresenta la bussola per tali partiti. Sandel invita, perciò, a riscoprire il valore dei beni comuni e a limitare di molto il valore salvifico del merito che spesso è legato alle condizioni di partenza o a fattori genetici.

In questo articolo non si condivide la posizione di Sandel bensì si pensa che il merito ancora oggi debba essere la chiave per sbloccare quell’ascensore sociale che è bloccato da oramai troppi anni. Tuttavia, è necessario dare un volto umano al merito partendo da un concetto: il fallimento è un’opportunità. Fallire non significa non meritare: fallire significa semplicemente non aver raggiunto un obiettivo. Allo stesso tempo l’uomo meritevole è in grado di interrogarsi su quali siano state le cause del fallimento per non fallire più. Insomma, il fallimento deve essere visto come un’opportunità e non come una mancanza di capacità e di merito. Per dare un volto umano al merito bisogna costruire delle policies che consentono a tutti di mettersi in gioco e di emergere in partenza, di aiutare chi è maggiormente in difficoltà e di valorizzare chi ce la fa.

Pertanto, il primo cambiamento da portare è culturale: merito e fallimento non sono concetti in contrapposizione ed è compito della buona politica e, aggiungeremmo, dei buoni docenti e manager trovare le soluzioni migliori per accompagnare chi ha fallito verso la via di uscita e la via del merito. Questo significherà avere dei manager e dei docenti meritevoli e questo significa che chi ha tali ruoli di responsabilità deve meritarselo molto di più del semplice studente e/o lavoratore.

Il secondo concetto che si intende affrontare è il concetto di tutela del benessere psico-fisico della persona. Molto spesso per salute si è intesa esclusivamente il lato fisico; invece, nell’era Post-Covid, finalmente, si è capito che la salute mentale è parimenti della salute fisica; anzi molto spesso nelle generazioni più giovani quasi più importante e decisiva. In questi ultimi anni sono aumentati esponenzialmente i disturbi psicologici: depressione, disturbi ossessivi compulsivi, disturbi alimentari e dell’apprendimento.

Per la politica, dunque, ci sono due sfide: una culturale infatti bisogna scriverlo a caratteri cubitali chi si reca presso uno psicologo non è pazzo, ma ha semplicemente bisogno di essere ascoltato e supportato al fine di prendere piena consapevolezza di sé e dei propri mezzi; una di policies: bisogna investire sulle competenze di psicologi, psichiatri e psicoterapeuti e bisogna arrivare alla figura dello psicologo, che definiamo di base, presente nei ruoli nevralgici della società, ossia scuole, università, ospedali, aziende e piccoli comuni.

Questo rappresenterà un primo passo fondamentale per supportare le persone più in difficoltà e rappresenterà un momento di crescita collettiva e anche di risparmio sul lungo periodo per il sistema sanitario nazionale.

Insomma, in questo articolo non si intende dare delle soluzioni definitive ma semplicemente postulare quanto segue:

  • Il merito deve essere la chiave per sbloccare l’ascensore sociale di questo Paese;
  • Il merito deve assumere un volto umano in particolar modo legandosi al concetto di fallimento;
  • Merito e fallimento non sono in contraddizione poiché il fallimento è parte di un percorso di crescita individuale e deve essere visto come un’opportunità per intraprendere la via del merito;
  • Chi ha ruoli di responsabilità (politici, professori, manager) devono essere valutati per come sanno accompagnare semplici cittadini, studenti e lavoratori verso la via dell’emancipazione individuale;
  • Salute psico-fisica della persona e merito non sono in contrapposizione nella misura in cui la salute psichica assumi un ruolo centrale nella società;
  • Scatto culturale in cui prendersi cura della propria salute mentale è semplicemente un modo per aumentare la consapevolezza di sé e dei propri mezzi;
  • Investire in competenze di psicologi, psichiatri e psicoterapeuti e istituire psicologi di base nei luoghi nevralgici della nostra società.

Una società basata sull’equilibrio tra merito, troppo spesso assente almeno in Italia, cultura del fallimento e cura psico-fisica della persona deve essere l’obiettivo di una politica autenticamente liberaldemocratica.

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