Mazzini ed il pensiero liberale: è possibile un liberalismo repubblicano?

L’analisi del pensiero di Giuseppe Mazzini rappresenta certamente una sfida ardua per un liberale
del 2023, costringendolo ad un uscire da una certa “comfort zone” intellettuale e a cimentarsi con
contenuti profondi, talvolta anche scomodi e divisivi. Di primo acchito, e non di rado, parole come
“Doveri, Dio, Legge, Patria, Famiglia, Educazione, Storia, Società, Popolo” suscitano una istintiva
reazione di respingimento da parte di alcuni liberali, che associano questi concetti a famiglie
politiche differenti dal Liberalismo – come il Conservatorismo – se non addirittura agli arcinoti nemici
giurati rappresentati dal Populismo e dal Sovranismo.

A queste, di frequente, sono contrapposte altre parole chiave, come ad esempio “Diritti,
Cosmopolitismo, Individualismo, Progresso, Integrazione, Scienza, Tecnica, Laicità”. Ma parliamo
davvero di principi incompatibili con i valori mazziniani e repubblicani? O è possibile una qualche
forma di integrazione? Nel nostro piccolo e con il beneficio del dubbio che ci contraddistingue –
autentico marchio di fabbrica di ogni liberale – proviamo a ragionarci un po’ su.

Volando alto e parlando in astratto, l’idea che il Liberalismo puro da solo non basti è probabilmente
un pensiero più diffuso di quel che si pensi, ed è spesso fortemente sottovalutato dai liberali a
beneficio di populisti e demagoghi. È l’idea, giusta o sbagliata, che un approccio integralmente
liberale comporti rischi seri di sfaldamento delle società, di disorientamento, di freddo
economicismo, di scarsa solidarietà e di individualismo un po’ menefreghista. Non da ultimo, di
quella “anomia” che Lord Ralf Dahrendorf aveva definito come “il punto in cui massima libertà si
converte in massima illibertà”.

In questo contesto, una reinterpretazione liberale di alcuni valori mazziniani può colmare alcuni gap
strutturali del Liberalismo, renderlo più caldo, più umano, meno elitario, meno materialista. E’
quello che definiremmo un Liberalismo Repubblicano.

Ciò significa mettere l’accento non solo sulle “opzioni di vita”, ma anche su quelle “legature”, che lo
stesso Dahrendorf definiva come “vincoli profondi la cui presenza dà senso alle possibilità di scelta. Il
cemento che tiene assieme le società”. Quella Patria, ad esempio, che declinata in senso inclusivo e
non etnico-nazionalista crea un comune sentire che certamente non danneggia ma esalta la Libertà.
L’esempio Ucraino è sotto gli occhi di tutti: Libertà e Patria stanno assieme. L’integrazione della
Libertà con un comune sentire, rafforzato da un forte senso del dovere “verso sé stessi, verso la
propria famiglia e verso la società”, può anche generare maggiore partecipazione democratica,
senso civico più forte, solidarietà più diffusa. In sostanza, una maggiore fiducia che è ossigeno puro
per una società liberale matura.

Tuttavia, il vero banco di prova di questa integrazione è nel passaggio dal pensiero astratto a quello
pratico. Qui molte obiezioni del liberale “integrale” sono più che mai fondate: come decliniamo
Patria nel concreto? Qual è il confine tra un patriottismo inclusivo ed il sovranismo etnico o
economico? Difendere una compagnia di bandiera che brucia miliardi da diversi lustri è patriottico?
Le religioni poi certamente creano legature, ma come teniamo a bada le loro pretese di assolutismo
che indeboliscono le libertà personali di molteplici gruppi di persone? La narrazione della solidarietà
e dei doveri verso la società è certamente nobile, ma come evitiamo che diventi solo un pretesto di
indebita sottrazione di risorse ai produttori di ricchezza e di statalismo predatorio? Insomma, le
maglie sono molto ampie ed il rischio di snaturare il Liberalismo è alto.

Il Liberalismo Repubblicano è davvero un neo-ossimoro? O è forse un fusionismo quasi necessario
per i nostri tempi? Sarebbe stato bello sapere cosa ne avrebbe pensato il Mazzini. Intanto il dibattito
è aperto.

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