Bipolarismo, male assoluto

Il Bipolarismo, ultimamente diventato bipopulismo, è uno dei mali assoluti della politica italiana. Quando in un talk show o in un telegiornale i presentatori parlano di centrodestra e centrosinistra, il messaggio che arriva all’elettorato è quello di uno scontro tra due blocchi, limitando così la scelta dell’elettore a destra e sinistra, quando in realtà la politica è molto più complessa di così, e non vede uno scontro tra due idee ma tra diverse idee. Ogni partito rappresenta una famiglia politica, un programma, un’idea di Paese. Il PD ad esempio appartiene alla famiglia dei socialisti e democratici e ha idee diverse da Potere al Popolo e altrettanto diverse da Italia Viva, nel gruppo dei liberali; pure Forza Italia, nei popolari, ha differenti caratteri ideologici rispetto a Fratelli d’Italia nonostante siano alleati. Purtroppo la maggioranza degli elettori non vede la politica con questo schema ma con quello destra contro sinistra, portato nel panorama politico italiano da Silvio Berlusconi nel 1994, anno d’inizio della seconda repubblica. Tutto ciò è servito alle forze politiche a militarizzare contro un nemico gli elettori. Trent’anni fa erano Forza Italia la destra e il Pds i comunisti, oggi è Salvini il pericolo fascista e il Pd traditore della patria e servo dell’Europa. Questo gran rumore di sottofondo provoca uno scontro tra tifoserie che distoglie lo sguardo da ciò che è davvero importante.
Una scelta consapevole dell’elettorato è una scelta basata su programmi, sostenibilità di essi e qualità della classe dirigente di partito. La scelta nel momento del voto dovrebbe essere effettuata per il partito che si sente più vicino senza cadere nella trappola del voto utile, dei meccanismi elettorali, del più grande ma con idee più lontane o delle coalizioni contro le destre o contro le sinistre. 
Lo scenario che si delinea oggi in tutto il mondo occidentale rappresenta la decadenza delle democrazie, perché un elettorato che in maggioranza sceglie i rappresentanti politici in base a simpatie o antipatie trasforma la politica in un reality show e fa perdere alla democrazia credibilità e serietà. 

La domanda che ci potremmo porre è: come affrontare il problema? 

Sicuramente un primo passo potrebbe essere l’introduzione dell’educazione alla Politica, quella con la p maiuscola, nelle scuole per spiegare ai più giovani la struttura dello Stato, le funzioni dei vari organi e le sue sfide e complessità, un altro passo lo devono fare i media smettendo di narrare la politica come uno scontro tra due fazioni nemiche, schema che circola nell’immaginario del elettorato, e iniziando a illustrarla nelle sue molteplici differenze. Questi passi di svolta sono necessari da intraprendere per formare la popolazione a una scelta consapevole e non a una scelta basata su ideologie e simpatie.

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