Bastiat e i soldi pubblici

Avete mai sentito dire “se non ci fosse chi buca le gomme, i meccanici sarebbero tutti falliti?” Frederic Bastiat, economista francese e liberale (1801-1850), nell’opera “Ciò che si vede e ciò che non si vede” racconta un piccolo aneddoto. Un giorno qualcuno decide di lanciare un sasso e rompe una finestra. Il proprietario della casa va dal vetraio, spende 100 franchi, e ripara la finestra. Mentre si lamenta col suo vicino di casa, quest’ultimo gli dice “non tutti i mali vengono per nuocere, con questi 100 franchi hai almeno dato lavoro al vetraio”. Questo, infatti, è ciò che si vede: il vetraio ha beneficiato di questo evento. Ciò che noi non vediamo, invece, è che il padre non ha più 100 franchi, che doveva usare per comprare le scarpe del figlio. Il vetraio ha quindi guadagnato 100 franchi, il calzolaio li ha persi, perché non potrà vendere quel paio di scarpe. Estendiamo questo esempio a livello di una nazione. Il governo decide di spendere 10.000.000 franchi per finanziare un cinema. A prima vista, ciò che si vede, è che il governo ha a cuore la cultura e ha salvato centinaia posti di lavoro. Quei poveri dipendenti, senza l’intervento del governo, sarebbero finiti per strada. Se però facciamo un ragionamento più profondo, possiamo scoprire che il governo aveva varie opzioni su come spendere quei soldi: poteva investirli in un ospedale, e assumere tanti medici e infermieri. Poteva salvare un’industria di scarpe, poteva costruire una strada, poteva finanziare dei contadini. Una volta che i soldi vengono spesi per una cosa, non potranno più essere usati per le altre. Mi sembra logico. Qualche malizioso potrebbe dire: “Il governo favorisce quindi i cinema a discapito dei medici o dei contadini? Ha delle preferenze?” Per non parlare poi del fatto più importante: quei soldi non sono del governo! Sono stati tolti dai cittadini con le tasse, e i cittadini, quindi, avrebbero potuto utilizzarli in mille modi; invece, ora andranno a beneficio solo di quei pochi dipendenti del Cinema, a discapito delle migliaia di persone a cui sono stati tolti. State capendo il ragionamento? A questo punto Bastiat racconta un ultimo aneddoto, che riguarda i lavori pubblici. Ci dice: “Lo Stato apre una strada, costruisce un palazzo, raddrizza una via, scava un canale; con ciò, dà lavoro ad alcuni operai, è ciò che si vede; ma priva di lavoro altri operai, e questo è ciò che non si vede.” Anche in questo caso il ragionamento è sempre uguale, si dà a qualcuno togliendo ad altri, ormai avete capito. Molti provano a dire che è giusto, gli operai avranno un lavoro, otterranno dei soldi, li spenderanno e metteranno in circolo l’economia, il classico modello keynesiano. Se fosse realmente così, perché lo Stato non si mette ad assumere 55 milioni di dipendenti pubblici? Rende tutti i cittadini dipendenti pubblici, così tutti hanno soldi da spendere e mettono in circolo l’economia, cosa potrebbe mai andare storto? Nulla, se volete sentirvi come i venezuelani. Ci sono, quindi, sempre due conseguenze: una immediata e che al momento è conosciuta, l’altra distante e che non si scorge inizialmente. Nessun pasto è gratis, qualsiasi azione che abbia una valenza economica ha un costo che prima o poi qualcuno dovrà pagare. Lo Stato non ha soldi, semplicemente gestisce quelli che ha tolto ai cittadini. Lo Stato non regala nulla, semplicemente redistribuisce le ricchezze, ad esempio offrendo servizi gratuiti ai poveri e agli indigenti, ma sempre togliendo a qualcun altro, in questo caso a chi ha un lavoro e paga le tasse. Per questo motivo dobbiamo stare attenti a chi propone ogni giorno di regalare denaro a qualche categoria sociale, proprio perché questa “beneficenza” è come se fosse stata fatto coi soldi di altri (e allora che beneficienza è se la faccio con i tuoi soldi e non con i miei?). Una grande categoria di politici vuole comprare il consenso dei cittadini offrendo questi pasti “gratis”, e pretende pure di non pagare il pasto, tanto sarà qualcun altro a farlo. Dobbiamo quindi stare in guardia quando leggiamo di qualche misura che dà sussidi, bonus, fondi a qualche struttura, perché nel 100% dei casi questa misura non è gratis, ma la paghiamo noi (o la pagheremo, ad esempio se è a debito). Il denaro dei contribuenti deve quindi essere usato il meno possibile, e solo per validi motivi. Non possiamo permetterci che le tasse (che sono già elevate) vengano sprecate per comprare il consenso. Anzi, sarebbe auspicabile accadesse il contrario, ossia una riduzione della spesa pubblica per tutte quelle politiche inutili e dannose con la conseguente riduzione generale delle imposte, a vantaggio di tutti i cittadini. Quando sentite quindi questi discorsi non fatevi ingannare, prestate attenzione sempre a ciò che non si vede, perché anche se a qualcuno farà comodo non vedere, voi sapete bene che niente è gratis e tutto ha un prezzo.  

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